Continente Asiatico

mara-homebirth.tribe.net.jpgUna curiosa credenza dello Yemen vuole che la placenta sia lasciata sul tetto di casa affinchè possa essere mangiata dagli uccelli. In questo modo crescerà l’amore tra i genitori del bambino.

In Cina, dove la medicina tradizionale ha da sempre valorizzato le doti terapeutiche della placenta e dei suoi preparati, c’è chi la sotterra piantandovi sopra un pino, un sempreverde, come augurio di lunga vita per il piccolo. La conformazione di questo albero, diritto e slanciato, contiene l’augurio di saggezza, rettitudine e forza d’animo.

In Nepal la placenta viene chiamata “bucha-co-satthi” che vuol dire “amico del bambino”.

Il popolo della Malesia la considera il fratello maggiore del bambino. Quando il neonato sorride, dicono che stia giocando con il fratello- placenta.

In Cambogia, dove i guaritori tradizionali chiamano la placenta “la sfera in cui l’anima ha origine”, deve essere seppellita nel luogo giusto per proteggere il bambino. Sopra viene piantata una pianta grassa spinosa, per evitare le interferenze dei cani e degli spiriti maligni. I bambini sono considerati al sicuro, fintanto che non si allontanano troppo dal luogo in cui è sepolta la placenta.

tomba
Tomba in cui, nel 1445, venivano sotterrate le placente della famiglia reale coreana

Le madri filippine la seppelliscono insieme ai libri, nella speranza che il bambino cresca colto e intelligente.

Per gli Hmong del Laos, nascere con la camicia vuol dire che il bambino, nella vita precedente, è stato un monarca dal mantello regale.
L’amnio (la camicia), è un segno di prosperità per questa vita. Viene fatto essicare e dato a quel bambino, quando sarà diventato grande.
Per questa popolazione, la parola placenta viene tradotta allo stesso modo di “casacca”, dal momento che viene considerata il primo e miglior vestito del bambino. Essi seppelliscono la placenta all’aperto, nella convinzione che dopo la morte, l’anima possa ripercorrere il viaggio intrapreso nella vita, fino a raggiungere il luogo di sepoltura della propria “casacca-placenta”.

In Indonesia l’ostetrica Ibu Robin Lim racconta:
“A Bali si aspetta sempre a tagliare il cordone fino a quando l’Ari-Ari (la placenta) è nata. La tradizione è di non uccidere mai la placenta, sorellina o fratellino del bambino, prima che muoia di morte naturale.
L’Ari-Ari muore poco dopo la nascita, ma continua a vivere nello spirito del bambino come angelo custode, per tutta la sua vita. Dopo la morte, l’Ari-Ari va in paradiso e da qui verifica se quell’essere umano, farà o meno il suo dovere nella vita.
Un bambino di Bali saluta la sua placenta quando si sveglia al mattino, di notte la prega perché lo protegga dalle tenebre, e ad ogni luna nuova o piena, così come in ogni giorno considerato sacro, mette delle offerte sul luogo dove è stata sepolta.”